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I miei primi quattro mesi
(S1 E1)

Ultimamente insegno. A scuola, alle medie. Sono stato catapultato in un mondo che conoscevo esclusivamente dal punto di vista dello studente; nel giro di un giorno sono diventato, de iure, professore. Un bel salto, bello e traumatico. È come entrare in battaglia per la prima volta: ti danno il fucile (pure mezzo scarico), forse qualche granata se ti è andata bene di servire il Capitano giusto, e poi via! in mezzo alle raffiche incrociate, fuoco amico e nemico. Oggi educando, domani educatore, così, de botto, senza senso (citazione gratuita).

Dunque, sei stato convocato 48 ore prima. Firmi il contratto alle 10.00, alle 10.05 sei già in classe, davanti ad una platea di ragazzi che si aspettano che tu insegni loro qualcosa o, almeno, che tu interagisca. Ma tu, avvisato della materia che insegnerai soltanto venti minuti prima, sei congelato nell'anima mentre i neuroni in testa impazzano. Esteriormente però non la dai a vedere, guai farlo: l'unico consiglio che ti hanno dato è stato quello di "non dirgli che è la tua prima supplenza, altrimenti ti mangiano!".
È vero, è un segreto indicibile che sai che non potrai mai rivelare loro se non forse alla fine dell'anno. Ti devi mostrare sicuro, preciso, spigliato, capace di rispondere agli stimoli e di risolvere le situazioni spinose. Se qualcuno fa confusione è tuo dovere richiamarlo con sicurezza, anche se senti il cuore battere all'impazzata e la testa chiedersi costantemente "ho fatto bene? Sono stato troppo duro? Forse devo essere più amichevole? Però poi se ne approfittano, meglio metter la nota. Sì ma non devo esagerare…". Il risultato è quella che possiamo chiamare la Schizofrenia di Ted Mosby, il personaggio di How Meet Your Mother che al suo primo giorno da professore universitario oscilla pericolosamente, indeciso se essere un insegnate autoritario (o autorevole?) o il bonario compagno di cattedra.

Tornato a casa sei in preda all'ansia: non sai minimamente né come gestire la classe né come impostare la didattica. Uso le slides? E per il ragazzo DSA (cioè con Disturbi Specifici dell'Apprendimento, come la dislessia)? E per il BES (ciò con Bisogni Educativi Speciali, che possono essere i più disparati)? E al ragazzo che parla solo cinese che gli insegno? E quello che spiccica solo due parole di italiano ma ti scrive in francese? Come valuto le verifiche? Come scrivo le verifiche? Come posso evitare che urlino per il 90% della lezione?
Insomma, il caos. Ricordo chiaramente di aver cercato almeno 5-6 volte su Google "Ma lo Xanax richiede ricetta medica?". Seriamente, rischi il crollo nervoso se sei uno che poco poco soffre d'ansia. Devi trovare delle strategie per placare l'anima, sia in classe che fuori. Io ho avuto la fortuna di avere un orario molto ridotto, che per iniziare è perfetto, ma l'ho pagata cara con qualcos'altro che vi svelerò solo alla fine.

Charlie Sheen ci mostra la fine della sua prima lezione a scuola...

È un po' il Far West. La prima settimana sei "il più nano della cucciolata", il Marty Mcfly con il vestito rosa che ordina l'acqua al saloon e gira col cappello del trisnonno. Poi pian piano inizi a muoverti: ti compri il cinturone e la pistola (cioè leggi per bene i libri di testo), ti fai regalare qualche cartuccia (cioè chiedi aiuto ai colleghi, ma senza esagerare, perché in fondo te la devi cavare anche un po' da solo), esplori il lungo e largo la frontiera (cioè passi le giornate e le nottate ad impostare le lezioni e a scrivere le slides) e ogni tanto ti batti nel duello di mezzogiorno (cioè spieghi e interroghi). E improvvisi, tanto, specialmente in classe. Senza improvvisazione fai un po' come l'Impero Romano d'Occidente nel 476: cadi. Devi essere un minimo preparato a gestire gli errori, specialmente i tuoi: se sbagli qualcosa (e succederà), che sia durante una spiegazione o nella gestione della burocrazia scolastica (che è tanta) devi imparare a non fustigarti troppo. Quando non sai proprio che pesci pigliare, devi rassegnarti a chiedere a qualcuno che ne sa più di te, sperando di non ritrovarti davanti l'emulo del Dottor Cox (a me è andata particolarmente bene, per fortuna).

Ci sono due motivi per cui non parlerò di come alla fine ho impostato la didattica né di come gestire la classe: primo, sono ancora troppo sbarbatello per dare consigli a chiunque; secondo, ogni classe richiede strumenti e metodi diversi a seconda del tuo carattere e della tua capacità di spiegare (io riesco a modulare la voce in molti modi per la pratica teatrale ma ho il vizio di muovermi troppo e questo non aiuta per niente: inoltre tendo a non usare la lavagna) o a seconda della morfologia della classe, perché c'è veramente una grande differenza fra lo spiegare in un'aula stretta, con i banchi vicini, e in una molto larga con l'ultimo ad almeno venti metri da te, o ancora in una con o senza la LIM (lavagna elettronica, che fa veramente tanto la differenza).

I primi mesi a scuola sei come Marty Mcfly in "Ritorno al futuro parte III": il più nano della cucciolata

Ma la cosa fondamentale sono i ragazzi, tutti diversi: se non entri almeno un po' in empatia con loro il meccanismo non ha gioco. C'è l'introverso che non è male nelle verifiche scritte ma fatica nelle interrogazioni, c'è quello a cui se chiedi di rispondere in classe ti guarda con la bocca spalancata, tipo merluzzo; c'è quello spigliato che ogni tanto devi arginare, chi non sta mai, costantemente zitto, l'altro che parlotta ma non troppo, quella che ama le slides, quello che odia le slides. Devi capire le situazioni difficili, specialmente quelle di famiglie complicate o che non navigano nell'oro. Tuttigusti+1. Questo posso permettermi di dirlo: se sei il tipo di persona che pensa di entrare in classe, spiegare e poi andare via senza nemmeno capire chi hai davanti, cambia mestiere.

Poi ci sono le verifiche. Al primo compito scritto ti metti le mani nei capelli, perché non sai come correggerle: qui i colleghi ti potranno aiutare poco, perché il test l'hai scritto tu e tarato sulla tua classe (senza considerare i compiti diversi per BES e DSA, al Sostegno di solito ci pensa il professore incaricato). Devi trovare una scala che non sia né troppo buona né troppo severa, devi capire il tipo di errore e la sua gravità e applicare lo stesso criterio di valutazione per tutti. La matematica ti sarà molto amica all'inizio e non potrai far a meno di servirti ad ogni passo della media statistica. O almeno così è stato per me. Lo stesso vale per le interrogazioni, con l'aggravante che, in quel caso, verba volant.

Il primo mese, e pure il secondo, arranchi un po', ma prendi anche confidenza. Il Tempo ti è amico: più passa, più diventi consapevole dei tuoi strumenti e delle tua capacità. Arrivi al grande assioma che recita "Nessuno nasce professore perfetto": costante impegno e cura in ciò che prepari sono il modo migliore per placare la tua ansia, perché sarai sicuro di aver fatto del tuo meglio. Più di quello non si può. Arrivato alla fine del primo quadrimestre, se te la sei cavata decentemente, riuscirai a dormire sereno la notte. E pure un po' orgoglioso.

A meno che tu non scopra, il primo giorno, di essere anche Coordinatore