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Prestidirigiribiritazione: i mille nomi della Magia
(Allegretto)

Quando si inizia a scrivere, non si può che partire dall'etimologia, una branca della linguistica che regala non poche curiosità su tutto quello che le si dà in pasto. Con la magia, poi, si farebbe una bella scorpacciata, perché tanti sono i nomi dell'arte illusionistica.

Tutti avrete sentito parlare di "prestidigitazione", termine di difficile impasto orale (tanto che un grande dell'illusionismo lo ha trasformato nel suo tormentone) e ingarbugliata pronuncia, ormai entrato nel novero delle parole magiche e calco del francese praestidigitation. Scomponendolo, otteniamo i latini praesto (="alla portata di") e digitus (="dita"), da cui il significato attuale: l'arte della destrezza di mano. Un vocabolo che sembra descrivere precisamente un illusionista, cioè qualcuno che, con l'inganno e la manipolazione, fa apparire qualcosa per quella che non è, producendosi in sparizioni, apparizioni, cambi fulminei di carte e monete...

In realtà, il termine è storicamente inesatto.

Il manifesto di uno spettacolo del grande Harry Blackstone (1922 ca.)

Non è di formazione antica, ma è stato inventato nella Francia dell'800 da tale Jules de Rivère(1), discreto mago, che cavò di forza l'etimo dal latino (soprattutto praesto). Ebbe una grande risonanza, tanto da giungere fino a noi. Il vocabolo corretto, in ambito specialistico, cioè fra maghi, è però "prestigiazione", da latino praestigium (="inganno", "truffa", "raggiro", ma anche "destrezza" e "arte del giocoliere"), sicuramente molto più preciso. Le dita non c'entrano nulla. Se si presta attenzione, si noterà poi che il termine per indicare il mago, l'illusionista, non è mai "prestidigitatore", ma sempre "prestigiatore". Comunque, non sentirete mai qualcuno correggervi se direte "prestidigitazione", perché è un vocabolo ormai pienamente consolidato nel nostro lessico. E visto che la lingua la fa (anche e sopratutto) il parlante, così è. Ma è bene sapere la differenza.

Un altro piccolo distinguo, anche questo pura speculazione. È inesatto chiedere ad un mago di mostrarvi "un trucco di magia". Il "trucco" è il meccanismo per il quale avviene l'inganno, è il segreto che fa funzionare tutto, quello che "c'è ma non si vede". Quello che invece voi vedete è l'"effetto", la "magia".

[1] Carlo Rossetti, La magia delle carte, Hoepli, Milano 2007, p. 3.

Trattato di magia con le carte uscito nel dopoguerra ad opera del valente prestigiatore Carlo Rossetti. Se siete alla ricerca di un libro che vi insegni le basi della cartomagia e non volete diventare dei professionisti, può essere un'ottima base di partenza, anche se la mancanza di un numero adeguato di illustrazioni complica un poco l'apprendimento e alcune tecniche andrebbero un po' svecchiate.