Pare più dolce profumo di dive
E cauto si muove chi al mare bada
Come tòsco, che è più triste veleno
Siam come morti da incanto svegliàti
Rifulge nel ciel la stella dell'Orsa
L’alba lontano ravviva le ossa
Due spade sono tutte le guerre
Si parano braccia al vento che corre
E, trafitto, ruota al ciel le pupille
Ma il verso ormai tace ed io con lui
Ma grugnisce, tentando di parlare
Male, non il mondo ma chi lo vive
Oh anima bella mai stanca d’amore!
Fresca la notte se piove rugiada
Oulipo è un componimento particolare: contiene in sè il germe di centinaia di miliardi di possibilità poetiche. Fa parte di un genere letterale particolare, la letteratura combinatoria. Oulipo è formata in potenza da un insieme di circa 63 versi endecasillabi (ma è probabile che quando leggerete queste righe il numero sia quasi raddoppiato); un algoritmo ne pesca a caso 14 e li dispone in 4 strofe, due quartine e due terzine.
Quello che si forma sulla pagina digitale è così qualcosa di improbabile, perché le combinazioni possibili sono enormi: 63^14, cioè 15515568475732467854453889. Come un sospiro, potreste non incontrare due volte lo stesso Oulipo nel corso della vostra intera vita: non solo, potreste essere gli unici per molto, moltissimo tempo, a cui quella disposizione si mostra. Siate quindi gentili e fate l'unica cosa giusta: trovatele un significato. Vi basterà leggerla e il senso sarà in voi.
Il nome della poesia, Oulipo, proviene dall'acrostico (Ouvroir de Littérature Potentielle, "Officina di letteratura potenziale") scelto da un gruppo di scrittori che nella seconda metà del '900 portò alla ribalta il genere della letteratrua combinatoria (ma non solo!): fra gli altri ne ha fatto parte anche Italio Calvino, di cui è d'obbligo ricordare alcuni fra i più famosi scritti del genere: Il castello dei destini incrociati, Se una notte d'inverno un viaggiatore e Le città invisibili.