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Ciò che segue è frutto dell’immaginazione condivisa di sette giocatori di Dungeons & Dragons. Basato su un’avventura home-made introduttiva alle regole della 5° edizione, il racconto che ne è scaturito è una sorta di “linearizzazione di tutti i mondi possibili”, perché semplifica e rende uniche le scelte operate dai giocatori nell’ambiente creato per loro dal Master. L’avventura, nata come one shot (cioè da completarsi in una sola sessione di gioco), si è rivelata poi più lunga. Da qui l’idea di tradurla in un racconto per il gusto dei lettori.
Non appena Merric mette piede nel cerchio di teletrasporto sente la terra mancargli sotto i piedi, come chi cade da un burrone ad occhi chiusi. I confini della realtà si fanno confusi e indistinti mentre ancora continua a precipitare. In un primo momento gli pare di attraversare il pavimento del maniero e quasi teme di schiantarsi al piano di sotto; poi una luce blu inizia a vorticare intorno a lui, inghiottendolo in un vortice senza fine. Il suo stomaco si stringe in un cupo senso di vomito e quando improvvisamente i piedi toccano terra, non gli riesce di trattenere un conato.
Talinn gli offre il braccio per rialzarsi, anche lui visibilmente confuso, mentre l’halfling si guarda intorno: uno stretto e basso corridoio di pietra scura, illuminato dalla fioca luce di qualche torcia alle pareti, accoglie i nostri avventurieri.
«Uccideteli, uccideteli tutti!» urla la voce del Governatore da dietro una porta posta in fondo, sul lato destro del corridoio.
Rhogar estrae la spada dopo un attimo di sbandamento, mentre l’incappucciato arretra e punta il dito nella direzione della voce, pronto a scagliare l’incantesimo.
Improvvisamente due figure basse e tozze dalle orecchie aguzze e il naso adunco fanno irruzione nella stanza: sono goblin, creature egoiste ed orribili, sicuramente al soldo del Governatore. Uno di loro estrae una scimitarra e carica Thork, l’unico che sembra non aver risentito del passaggio nel cerchio, mentre l’altro incocca una freccia nella direzione di Talinn che, scudo alla mano, si prepara a rispondere.
L’incappucciato scarica un dardo di fuoco nella direzione del primo goblin, ma questi schiva il proiettile senza troppi problemi.
“Stupide creature: sono agili!” pensa.
Thork mena un poderoso fendente con la sua morning-star, che va schiantarsi contro il corpetto sdrucito della creatura, facendola volare indietro con un verso acuto.
«Bravo ragazzone!» urla Talinn mentre para la freccia del suo compare con lo scudo. Ma non ha molto tempo per gioire: il mostriciattolo ha già incoccato una seconda freccia, questa volta nella direzione dell'incappucciato.
D’un tratto una melodia acuta si spande nell’aria. Tutti si voltano: dalle retrovie Merric accarezza le corde del liuto e note aspre e pungenti si accompagnano al suo canto:
Goblin mio caro dal naso aguzzo
Dimmi, cos’è questo tremendo puzzo?
Oh! Che sciocco, che tonto, che sbadato
tu emani quest’odore prelibato!
Goblin mio caro con i denti storti
Di’, cosa sono quei pennacchi torti?
Oh! che sciocco, che tonto, che rozzo!
Sono i padiglioni col cerume zozzo!
Goblin mio caro, bello non sei
La mamma lo disse, chiaro anche a lei
“Sì! Era meglio andare con l’orco!
Almeno lui, pur se grosso e sporco
m’avrebbe dato un figlio,
non un porco!”
Il goblin, come colpito da una mazzata in testa, torce il collo in una smorfia scomposta, strabuzza gli occhi e stramazza al suolo con l’arco ancora in mano e la schiuma alla bocca, prima ancora che gli altri si possano girare.
«Ferisce più il liuto che lo stocco!» esclama Merric nello stupore generale mentre s’avvicina al corpo e gli dà un calcio. Poi fruga nel corpetto della creatura.
«Due monete d’oro, magro bottino! Bah, almeno mi tengo l’arco».
«Dobbiamo sbrigarci e smetterla con i giochini!» prorompe l’incappucciato «mentre siamo qui il Governatore sta scappando!».
Gli altri annuiscono, poi il gruppo attraversa la porta, Talinn e Rhogar in testa. questa volta si trovano in una stanza ben più illuminata e ampia, di forma quasi rettangolare, con l’angolo opposto di destra che ha la forma di una rientranza concava. Due porte si aprono ai lati e una terza, a doppio battente di ferro spesso, dalla parte opposta
«Chiusa!» esclama Rhogar tentando di aprire la porta in metallo «se tanto ci da tanto, il Governatore è scappato da qui!».
«Anche questa sembra essere chiusa ed è pure troppo buio per vedere attraverso la grata in maniera distinta» risponde Talinn provando la serratura della porta di destra vicina alla parete concava «Ma sembra anche molto meno resistente! Legno! Magari, se qualcuno particolarmente robusto...».
Non fa in tempo a finire la frase che Rhork si è già schiantato contro il battente: i cardini però non sembrano cedere, né tantomeno il legno.
«Ehi, incappucciato, non è che per caso hai qualche trucco magico per attraversare i muri o aprire i chiavistelli?» esclama Rhogar.
L’incappucciato scuote la testa.
«Beh, allora dovremo fare alla vecchia maniera: cercando la chiave!» e aggiunge «di qua la via sembra libera», indicando la porta di sinistra socchiusa.
La stanza a cui porta è molto piccola e l’ambiente meno umido dei precedenti. file di casse sono impilate una sopra l’altra, vicino a qualche sacco buttato qua e là.
«Granaglie, gallette!» esclama Mericc «dev’essere il magazzino delle provviste! Hanno intenzione di restare qui a lungo, pare...».
«Anche questa sembra essere socchiusa, ma facciamo fatica a vedere, è troppo buio!» esclama Rhogar avvicinandosi alla porta sul lato destro del magazzino.
L’incappucciato sorpassa il dragonide senza troppi complimenti.
«Ma prego!» aggiunge il paladino stupito da tanta mancanza di tatto.
«Io ci sono nato nel buio!» risponde l’incappucciato «Vedo sicuramente meglio di te! E al contrario tuo, non perdo tempo in richieste sciocche».
«Miracolo! Finalmente il nostro misterioso compagno svela un particolare delle sue origini! Stappate la bottiglia di sidro: oggi si fa festa!» esclama l’altro aprendo le mani al cielo.
«Come se non l’aveste già capito che sono un elfo scuro» risponde mentre ancora sbircia oltre l’uscio «comunque anche questa stanza sembra essere molto piccola: c’è una porta dall’altra parte, vicino ad rastrelliera a muro con delle armi...».
Nella testa di ciascuno balena lo stesso pensiero: una trappola. Nessuno lascia delle armi così, in bella vista.
«Dovremmo provare a lanciare qualcosa per vedere se una parte del pavimento è compromessa» esclama Merric.
Thork solleva un sacco di farina e si avvicina alla porta, ma l’incappucciato lo ferma:
«Così ci metteremmo tutto il giorno! Lascia fare a me».
Apre il palmo davanti a sé e bisbiglia alcune parole in una lingua che nessun altro comprende. D’un tratto, la mano si ricopre di una luce bluastra e chiara: l’incappucciato sfila la palma come se stesse togliendo un guanto e la luce rimane sospesa a mezz’aria, ricalcando il contorno dell'arto. Mormora qualche altra sillaba e, muovendo la propria mano, quella di luce ne copia i movimenti, ma a distanza.
l’elfo scuro afferra con la mano magica il pesante sacco di farina lasciato da Thork, senza accusare alcun segno di fatica, e lo dirige verso la stanza, in volo. Poi inizia a picchiettare il terreno con il sacco, tastando la stanza metro per metro. Nessuna reazione, nessuna trappola.
«Ci sono due possibilità» conclude Rhogar dopo aver assistito all’astuta manovra dell’incappucciato «o la stanza è sicura o il meccanismo reagisce a pesi maggiori di quello del sacco: noi proviamo ad andare avanti!».
Entra cautamente nella stanza e si avvicina alla rastrelliera zeppa di scimitarre e archi.
«Sembra tutto a pos...».
il dragonide non fa in tempo a finire la frase che la pietra sotto di lui si abbassa di pochi centimetri e si sente un clic sordo. Di colpo una botola posta sopra la rastrelliera si apre e ne esce un pesante masso che si schianta sulle armi. Dovunque volano pezzi di metallo e legno. Rhogar, colto di sorpresa, non riesce a lanciarsi di lato che la scheggia di un arco gli trafigge il fianco scoperto dall’armatura.
«Aaah! Questo fa male!» esclama il dragonide riverso a terra abbozzando un sorrisetto sarcastico «promemoria: i sacchi di farina non pesano abbastanza!».
Gli altri gli si fanno attorno, mentre Talinn controlla la ferita.
«Stiamo bene!» esclama il dragonide rialzandosi in piedi «stiamo bene! La scheggia ha colpito in superficie».
Talinn annuisce:
«Poteva andarti molto peggio, qualche centimetro più in giù e ora avresti il fegato a brandelli!».
«Sei un medico?» chiede Merric.
«Ho studiato l’arte della Medicina, se è quello che chiedi, ma non sono un medico: io sono solo uno strumento nelle mani di Tyr!».
«Mani?» ride l’incappucciato «Ma Tyr non è quello che ne ha persa una in combattimento? Gran bel dio ti sei scelto!».
«Attenzione!» replica con uno scatto d’ira alzando l’ascia «mai insultare Tyr davanti a me! L’ira del dio monco sovverte l’anima del miscredente dicono le scritture! E l’ira di Tyr sono io! Bada bene, elfo dalla pelle scura!».
L’incappucciato alza le braccia al cielo, come per scusarsi, ma non senza un sottile velo di ironia.
D’improvviso si sente dalla porta vicino alla rastrelliera il rumore di cardini che si aprono.
D’istinto, l’elfo scuro si para di fronte alla porta e si prepara a lanciare l’incantesimo, mentre Merric e Rhogar si nascondono ai lati del battente, le armi pronte a colpire.
La porta viene spalancata e compare un goblin; dopo qualche istante di smarrimento, l’immonda creatura si fa avanti con l’intenzione di colpire lo stregone incappucciato, ma questi è più veloce: pronuncia in fretta due sillabe sconosciute e il luminoso dardo verde sfreccia nell’aria colpendo il goblin in piena testa, facendolo stramazzare a terra, morto.
Rhogar sta per uscire, quando Talinn gli fa cenno con l’ascia di rimanere dov’è: un secondo goblin armato di arco ha assistito alla scena e si sta facendo avanti per colpire l’elfo scuro con una freccia incoccata.
Il dragonide non perde tempo: quando sente i passi del goblin farsi abbastanza vicini, sbuca fuori dal battente e gli trancia l’arco di netto, mentre Merric lo pugnala allo stomaco.
«Un lavoretto pulito!» dice l’incappucciato.
«Incredibile!» esclama Rhogar.
«Cosa c’è, pelle squamosa?» chiede l’elfo.
«È il primo complimento che ti sento fare!» ribatte il dragonide riponendo l’arma con un sorriso.
L’incappucciato arriccia le labbra e controlla il cadavere dei goblin alla ricerca di denaro o altri oggetti utili.
«Il Governatore non può essere passato di qui!» esclama Rhogar.
«Perché?» chiede Merric.
«Perché i due goblin non sapevano del nostro arrivo: sono stati avvisati dal macello con la rastrelliera combinato poco fa dal nostro amico» replica l’elfo «comunque uno di loro aveva questa» alzando una chiave di metallo arrugginito.
Il gruppo non se lo fa ripetere due volte. Torna indietro e l’elfo prova ad aprire la porta doppia di metallo: niente da fare, la chiave non gira. Senza perdere troppo tempo, prova la seconda porta, questa volta con successo: ancora una volta, la stanza è immersa nell’oscurità.
«La prima buona notizia della giornata!» esclama Merric.
L’elfo apre la porta, poi si ritira a lato e fa cenno agli altri di entrare.
«Ma non eri tu quello nato sotto i cumuli di terra?» chiede Rhogar.
«Sì, ma non vedo perché debba rischiare sempre io, dragonide».
«Smettiamola di perdere tempo!» esclama Talinn «Controllo io: non sei l’unico a conoscere il sottosuolo, elfo!». Il nano si fa avanti guardingo, passo dopo passo, con l’ascia in mano. Si guarda un po’ intorno poi, come colpito da qualcosa, alza la testa e scruta il soffitto, prima di tornare ancora più lentamente indietro.
«È pieno di pipistrelli» mormora.
«E allora?» esclama Rhogar.
«Sssst! Abbassa la voce: pipistrelli, sì, ma carnivori!» risponde il nano, aggiungendo «Nella stanza non c’è nessun’altra porta, soltanto una botola stretta: temo sia l’unico passaggio!».
Rhogar annuisce e si appresta ad entrare silenziosamente nella stanza, cercando il modo di attutire il rumore dell’armatura. Lo stesso fanno gli altri. Talinn apre lentamente la botola e subito una ventata d’aria fredda assale gli avventurieri. Lentamente, ognuno di essi si cala nello stretto cunicolo, un budello di pietra che cade verticalmente per un metro e mezzo, per poi virare bruscamente a sinistra continuando la sua discesa. Talinn rimane il primo in testa, seguito dall’incappucciato, da Merric, Roghar e, per ultimo, Thork. Il cunicolo è così stretto che sono obbligati a strisciare con la testa in avanti: ogni tanto Thork prorompe in uno sbuffo, perché fatica a proseguire pur avendo riposto lo scudo dietro la schiena.
«Oh no!» esclama Rhogar all’improvviso.
la fila si blocca di colpo. Potessero girarsi, lo farebbero per vedere il viso del dragonide, ma il cunicolo impedisce qualsiasi manovra.
«Abbiamo dimenticato di raccogliere il giavellotto nella sala delle udienze!» esclama.
«Specie di lucertolone!» sbuffa dall’altro capo della coda l’incappucciato «ti sembra veramente il momento per queste idiozie? Come se non mi bastasse avere le chiappe di un nano davanti alla faccia!».
«Ne abbiamo solo cinque adesso!» replica Rhogar.
«Fate silenzio!» esclama Talinn «il condotto sembra risalire, vedo una flebile luce oltre una botola».
Il nano, facendo leva coi piedi sui lati del cunicolo ormai verticale si arrampica di un paio di metri, alza lentamente la botola, sbircia, e la richiude poco dopo.
«C’è un goblin che sorveglia la stanza!».
«Ti ha visto?» chiede l’incappucciato poco sotto di lui.
«No, è girato di spalle. Potrei colpirlo...».
«E come? A male parole?».
«Se ci fossi io, sì!» esclama più lontano Merric.
Talinn sorride:
«I seguaci di Tyr non conoscono soltanto l’arte medica!».
Il nano tira su nuovamente il battente; dopo qualche secondo di concentrazione, esclama due parole con voce possente. Sotto di lui, l’incappucciato vede soltanto una luce folgorante provenire dalla stanza oltre la botola, seguita da un rumore sordo.
«Allora? Cos’è successo? L’hai colpito?» chiede.
«Uh oh!» risponde preoccupato il nano.
D’improvviso la botola si spalanca e compare il goblin che, in preda all’ira, mena un forte fendente contro Talinn. Il nano tenta di schivarlo, ma sbatte prepotentemente la testa contro la parete del condotto, svenendo all’istante. Il suo corpo cade di peso sopra la testa dell’incappucciato.
«Levatemelo di dosso! Levatemelo!» urla l’incappucciato.
«Cosa succede là davanti?» chiede impaziente Rhogar.
«Ho un nano addosso!» risponde l’altro prima di arretrare di qualche passo, nel poco spazio fra lui e Merric, scrollandosi di dosso il corpo.
«Cosa facciamo?» chiede Merric.
«Non lo so, non lo so! Cercate di tornare un po’ indietro».
«Ci dite cosa sta succedendo?» chiede imperterrito il dragonide ritirandosi di qualche passo a carponi senza capire alcunché.
Preso dalla foga, l’incappucciato tira indietro il corpo del nano, cercando di farlo rinvenire. Intanto il goblin si sta calando nel condotto, pur se con notevoli difficoltà, scimitarra in mano.
«Sveglia, stupido nano! Se c’è un momento per i miracoli del tuo dio monco, è questo! Svegliati!».
«Cosa-sta-succedendo?» scandisce per la terza volta Rhogar.
L’incappucciato vede ora distintamente il goblin: un’idea gli balena nella testa; pronuncia qualche parola sconosciuta toccando un amuleto che indossa al collo e muove le dita come se stesse tessendo un oggetto fatto di fili: subito un coltello d’ombra si materializza davanti alla faccia della creatura, ormai in procinto di attaccare.
Il goblin guarda per qualche secondo l’illusione, ma non abbocca. Carica la stoccata della scimitarra per dare il colpo di grazia a Talinn, quando all’improvviso il nano si riprende di colpo aprendo gli occhi: approfittando del momento, estrae l’ascia, si gira e colpisce il goblin con tutta la forza in corpo, fracassandogli la testa.
«Muori, cane, per Tyr!» esclama trionfante assestando un secondo colpo, mentre le cervella della creatura cadono nel condotto.
«Smettila nano! Che schifo!» urla l’incappucciato.
Talinn si arrampica lungo il condotto, mentre il corpo maciullato del goblin termina la sua caduta schiantandosi alla base del tunnel, fra le imprecazioni dell’elfo scuro.
A poco a poco tutti gli altri sbucano fuori dalla botola nella piccola stanza male illuminata.
«Grazie per averci informato dei fatti, eh!» sbraita Rhogar.
«Sai com’è, avevo un goblin a mezzo metro e un nano sulla testa!» risponde l’incappucciato.
«Smettetela adesso! Rimaniamo concentrati: ci si offre una scelta» esclama Talinn indicando le porte che si aprono su lati differenti della parete «destra o sinistra?».
Continua…