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Ciò che segue è frutto dell’immaginazione condivisa di sette giocatori di Dungeons & Dragons. Basato su un’avventura home-made introduttiva alle regole della 5° edizione, il racconto che ne è scaturito è una sorta di “linearizzazione di tutti i mondi possibili”, perché semplifica e rende uniche le scelte operate dai giocatori nell’ambiente creato per loro dal Master. L’avventura, nata come one shot (cioè da completarsi in una sola sessione di gioco), si è rivelata poi più lunga. Da qui l’idea di tradurla in un racconto per il gusto dei lettori.
«Do un’occhiata!» esclama a sorpresa il Thork avvicinandosi a grandi passi alla porta di destra e aprendola con la maggior circospezione che un mezzorco potrebbe usare.
«Allora?» chiede Rhogar muovendo la coda impaziente.
«Un lungo corridoio» risponde voltandosi.
«E…?» aggiunge spazientito l’Incappucciato togliendosi ancora pezzi di budella dall’abito «avrai visto anche altro!».
Thork sbuffa e si allontana dalla porta.
«Ho capito, guardo io» esclama Talinn con la sua voce acuta ma penetrante, aggiungendo «Sì, è vero, c’è solo un lungo corridoio diagonale che affaccia ai lati su due stanze che sembrano celle; il problema è che non si vede l’altra parte della stanza, coperta dalle pareti di una cella; se lì c’è qualcuno che fa la guardia, potrebbe prenderci di sorpresa!».
«E se andassimo di qua?» esclama Merric aprendo la porta sul lato opposto e affacciandosi di pochi centimetri dallo stipite.
Una piccola stanzetta buia e vuota si presenta alla vista del bardo e del resto del gruppo che pian piano si avvicina ed entra.
D’improvviso, un urlo strozzato scuote l’aria: proviene da una porta sul lato destro.
«Lo avete sentito?» chiede Rhogar.
«Sì lucertolone, non siamo sordi» risponde l’incappucciato.
«Fate silenzio!» esclama Talinn. «Altri rumori!».
In effetti, più sommessi, rumori di gemiti provengono dall’altra parte.
«Io entro!» esclama Rhogar. «Può essere qualcuno in difficoltà: dobbiamo aiutarlo!».
«Prego, dopo di te» risponde l’elfo scuro con un sorrisetto di sfida.
«Entriamo tutti all’improvviso! Li coglieremo di sorpresa!» aggiunge Talinn.
«Voi siete pazzi! Non sappiamo nemmeno quanti sono là dietro, non vi seguirò in questa foll.. ehi!».
Prima che l’elfo possa finire la frase, Rhogar si è già lanciato contro la porta aprendola di scatto, seguito da Talinn con il martello in mano: davanti ai due si apre una lunga stanza, al cui centro si trova un tavolo leggermente inclinato in avanti. Appeso al tavolo per i polsi e le gambe, un uomo si dimena contorcendosi nel dolore. Sopra di lui, la figura di un mostro, alto almeno due metri e mezzo, tiene in mano un tizzone incandescente: è un ogre, un orco terrificante.
Rhogar e Talinn non perdono un secondo e si buttano sul mostro prima che questi possa capire cosa sta succedendo: Talinn gli sferra una martellata alle gambe, mentre il dragonide lancia una fendente preciso che lo colpisce al collo, ma soltanto di striscio. La creatura barcolla solo qualche attimo, poi, lanciato un urlo grottesco, si lancia verso Rhogar.
«Perfetto, ce ne sono altri!» esclama l’elfo.
In effetti, nascosti dalla massa dell’orco, due goblin sono sbucati dall’oscurità al grido del bestio e si preparano a colpire, uno armato di un piccolo arco e uno di scimitarra, il piccolo bardo e l’elfo nelle retrovie.
L'incappucciato alza l’indice e lo punta verso la creatura. La punta si colora di un rosso flebile, che in pochi secondi si trasforma in una piccola fiammella: «Massa di idioti!» farfuglia, e dal dito esplode il raggio infuocato che colpisce in pieno volto la creatura, che cade stecchita sul terreno umido e freddo.
«Insetti!» esclama «Cadete come inset…» non fa in tempo a finire la frase che Merric lo tira a sé poco prima che la freccia del secondo goblin lo colpisca al volto, sibilandogli invece vicino all’orecchio destro.
«Sta’ attento!» grida Rhogar che ha visto la scena, mentre ancora para con la spada un’artigliata dell’ogre.
«Non mi dire cosa devo fare! In quanto a te, l’avevo vista la freccia!» grida l’elfo a Merric sottraendosi alla sua esile presa.
D’improvviso si sente un colpo sordo: è Talinn che ha rifilato una sonora martellata al mento dell’Ogre, che stramazza al suolo.
«È morto?» chiede Rhogar.
«Penso proprio di sì» risponde il nano «E anche mi sbagliassi, non sarò qui se mai si sveglierà!».
«Ehi, dov’è l’altro goblin?» chiede Merric.
«Se n’è andato! Ha visto bene di darsela a gambe!» esclama Rhogar.
«O piuttosto di chiamare i suoi amici per farci la pelle!» replica secco l’incappucciato: «dragonide zuccheroso, quando capirai che questa non è una festa?».
«Sempre negativo, magari è fuggito per la paura!».
«Smettetela; piuttosto aiutatemi a slegare questo poveretto» esclama Talinn frapponendosi fra i due.
Il gruppo si avvicina al tavolo, dove l’uomo vestito di stracci ha ormai perso i sensi da qualche minuto. Il nano cerca di farlo rinvenire dolcemente, mentre Rhogar e Thork slegano polsi e gambe dai lacci di ferro.
«Pietà! La morte, la morte! Lasciatemi andare o uccidetemi!» grida non appena riprende coscienza, contorcendosi sul tavolo come se fosse ancora imprigionato.
«Sta’ tranquillo, non vogliamo farti del male».
Quando l’uomo si accorge che non è l’ogre a parlare, tira un sospiro di sollievo e si accascia inerme.
«Chi sei? Cosa ci fai qui?» chiede l’incappucciato senza troppi complimenti.
«Il tempo di farlo respirare!» esclama Rhogar.
Dopo qualche attimo, l’uomo riapre gli occhi, alza la testa e mettendosi faticosamente a sedere sul tavolo aiutato da Thork, inizia a parlare con frasi breve e frammentarie:
«Mi chiamo Dert. Sono un contadino di Amphail. Vi ringrazio per… avermi liberato. Sono ormai tre giorni che… sono qui. Mi hanno torturato in ogni modo!».
«Ma perché? Cosa vogliono da un contadino?».
«Non lo so! So solo che… ho visto… ma non è possibile… ho solo visto il governatore Kairtos parlare con due creature… due goblin… perché il Governatore dovrebbe parlare con due goblin?».
«Sai dove siamo?» chiede Rhogar.
«Penso che questa sia la vecchia… la vecchia prigione di Amphail. Molti anni fa ci mandavano… i dissidenti di Waterdeep, ma ormai nessuno la usa più da decenni. Il fatto che non mi abbiano nemmeno bendato per portarmi qui significa che probabilmente sarei stato ucciso: la tortura era solo un divertimento come un altro, prima di chiudermi la bocca per sempre! È spaventoso! Perché Mellinar parlava con quel goblin: cosa sta succedendo? Cosa sta succedendo?».
Le parole di Dert fluiscono molto più veloci ora, come se fosse in preda all’angoscia del destino che gli sarebbe toccato.
Talinn guarda Rhogar e bisbiglia: «È sotto shock, deve riposare», poi aggiunge «Ora tranquillizzati, perché non ti riposi un po’? Poi ti verremo a riprendere quando capiremo come uscire da qui».
«No, non lasciatemi solo, non lasciatemi solo!» esclama in preda al delirio l’uomo.
Merric si avvicina all’uomo e inizia a sussurrargli dolcemente alcune parole melodiose all’orecchio, una cantilena soporifera: dopo qualche minuto Dert inizia a calmarsi e smette di gridare, ripetendo a voce sempre più bassa “non lasciatemi qui”, fino a che, placidamente, non si addormenta sul tavolo.
«Cura più il canto che…»
«Lo stocco?» interviene Rhogar.
«Che la medicina!» conclude Merric.
«Bene, proseguiamo alla svelta, torneremo a prenderlo dopo: non possiamo fare altrimenti. Ecco, là c’è una porta!» esclama Talinn.
«Una porta che porta… dove?» esclama Merric, prima di capire che tutti gli sguardi stanno già puntando su di lui.
«E va bene, vado io…» conclude tirando uno sbuffo prima di affacciarsi guardingo.
«Dunque?».
«C’è un corridoio» riporta con la testa ancora fuori, continuando «abbastanza lungo, almeno una ventina di metri e ben illuminato: in fondo c’è una porta, e ce n’è un’altra altra a sinistra, a metà parete».
«Sì ma c’è qualcuno?».
La testa di Merric fa capolino, sorridendo e scuotendo il dito indice.
Uno alla volta, tutti entrano nel corridoio, Merric in testa, che esclama: «Vado a vedere cosa c’è oltre la porta di sinistra!», e sparisce in pochi secondi lasciando aperta l’anta.
Qualche secondo dopo Rhogar lo segue: dall’uscio riesce a intravedere Merric in una grande stanza rettangolare; davanti all’halfling c’è un tavolo al muro, pieno di alambicchi, pozioni e storte.
«Qui c’è un tesoro in pozioni!» esclama il bardo, e fa per avvicinarsi.
«Merric, attento potrebbe essere…» e prima che il dragonide possa finire la frase, si sente un rumore sordo provenire dal pavimento sotto Merric: è una trappola a pressione, di nuovo! Una delle storte attaccata alla parete inizia a vibrare emettendo un sibilo: qualche secondo dopo un’esplosione inonda la stanza: dovunque si frantumano gli alambicchi e le fiale, schiantandosi contro la parete o contro il pavimento.
Il piccolo halfling fa in tempo a gettarsi di lato, scansando la maggior parte dei vetri e coprendosi il volto.
«Fortuna che sono veloce!» esclama mentre Rhogar entra nella stanza seguito dagli altri.
«Veloce sì, ma a quanto pare pesi più di un sacco di farina» commenta il dragonide sorridendo e continuando «sembra che tu non ti sia fatto nulla!».
«Sto bene, ma qui è tutto distrutto!».
È vero: del piccolo tesoro in pozioni non rimane che qualche fiala salvatasi dall’esplosione e il tavolo, intaccato dai liquidi ma ancora integro.
Merric raccoglie quel poco che può servire e se lo infila in tasca, poi esclama: «Quello cos’è?» indicando l’altro lato della stanza.
«Un forziere!» grida l’elfo incappucciato fiondandosi a guardare meglio per poi sbuffare: la cassa è chiusa da una combinazione.
«Provo ad aprirlo: ehi tu, bardo, vieni ad aiutarmi, anche se ancora sei rintronato dall’esplosione».
«Puoi ben dirlo!» esclama Merric avvicinandosi e aggiungendo «mi sembra di sentire ancora il suono del tonfo della trappola ad intervalli regolari!».
«Ehi, lo sentiamo anche noi» esclama Rhogar.
«Dubito che sia lo stesso suono!» dice Talinn mettendo di scatto la testa fuori dalla porta e aggiungendo «E rumore di passi, passi molto pesanti! E viene dalla porta in fondo al corridoio!».
D’improvviso questa si apre: davanti agli occhi del nano, una tremenda creatura alta almeno due metri e mezzo avanza sbavando e ringhiando con passo pesante: un collare le cinge il collo, mentre una catena lo obbliga a seguire i comandi del goblin che tiene l’altro capo.
«Talinn, che succede?».
«Un ogre!» fa Talinn chiudendo di scatto l’uscio dietro di sé e aggiungendo in affanno «non ne ho mai visto uno così grande! Lo comanda un goblin».
«Il nostro amichetto fuggitivo è tornato con i rinforzi».
«Barrichiamo la porta col tavolo!» esclama Rhogar guardando Thork.
I due chiudono l’apertura e si preparano all’arrivo del nemico.
D’improvviso, un tonfo sordo si abbatte sulla porta: l’ogre gigantesco sta spingendo dall’altra parte per entrare, fra ringhi e sbuffi.
«Il legno è robusto ma non terrà per sempre, dobbiamo spingere: voi! venite a darci una mano» esclama Rhogar all’elfo e al bardo che stanno ancora tentando di aprire il forziere mentre lui, Talinn e Thork spingono sul tavolo.
«Per fare cosa?» urla girandosi di scatto l’incappucciato «Non siamo certo degli adoni!».
«È la prima volta che…» un altro colpo sordo fa vacillare i tre, che però resistono «è la prima volta che ti insulti da solo, lo sai?».
«Cavatevela voi, noi saremmo inutili! Intanto cerchiamo di aprire questo affare».
Un altro colpo fa scricchiolare la porta: il legno inizia a cedere.
«Forse ho un’idea» esclama Talinn mentre ancora spinge con tutta la sua forza: «ma tu devi venire qui, elfo!».
«Se è valida, vengo!».
«Va bene! Allora...» altro colpo. «Dicevo: dobbiamo lasciare andare la presa sul tavolo!».
«Sei pazzo, è l’unico elemento che ci tiene in vita» esclama Rhogar.
«No, ascoltatemi: l’ogre pensa di incontrare resistenza; se noi lasciamo andare il tavolo, al prossimo colpo verrà ribaltato per terra: a quel punto l’elfo dovrà colpirlo con il suo magico raggio o roba simile».
«È un dardo infuocato!».
«Quello che è, basta che gli faccia male: poi noi gli salteremo addosso in tre, a lui e al goblin».
Altro tonfo: un pezzo dell’anta cede di schianto e si inizia a intravedere la figura del mostro.
«Dobbiamo sbrigarci: se ci vedrà lontani dal tavolo, non cadrà più nella trappola, per quanto sia stupido! Siete pronti? Elfo, ci sei?».
«Ci sono, ci sono! Eccomi! Quando volete» esclama l’incappucciato mentre punta il dito contro la fessura della porta già distrutta.
«Ora!».
I tre lasciano andare la presa sul tavolo e si allontanano. L’ogre spinge contro la porta, che senza più alcuna resistenza si apre, sbilanciandolo in avanti.
Il raggio di fuoco si scaglia implacabile contro la fronte del bestio, facendolo arretrare.
D’improvviso, un urlo selvaggio risuona nella stanza: Thork, forte dei suoi muscoli, spinge con forza sovrumana il tavolo contro la creatura, che cade all’indietro sopra il goblin fuori dalla stanza, uccidendolo di colpo: poi piomba addosso all’ogre e lo massacra con l’ascia bipenne, aiutato da Talinn e Rhogar.
«Muori, bestia!» grugnisce Thork spappolandole una volta per tutte il cranio.
«Bravo Thork! Bravi tutti!» esclama Rhogar, guardando l’elfo, che annuisce da sotto il cappuccio.
«E io ho aperto il forziere!» grida alzando le braccia al cielo Merric, aggiungendo «ci ho messo un po’ ma penso ne sia valsa la pena: pozioni di guarigione!».
Alcune fiale rosse si mostrano alla vista degli avventurieri che guardano dentro alla cassa. Merric se ne prende una, seguito dall’elfo e da Rhogar.
«Se serviranno ad altri, non avete che da chiedere!» esclama Rhogar.
«Sì, ecco, bravi, andate da lui» ridacchia l’incappucciato.
«Penso che invece a loro non serviranno più» esclama Talinn guardando la testa spappolata dell’ogre e il goblin schiacciato.
Il gruppo si dirige lentamente verso la porta da cui era venuto il bestio, molto più solida e resistente di tutte quelle viste finora. Questa volta è Rhogar, ancora carico per la vittoria, ad aprire la porta, di scatto.
«Che strano, un corridoio: non me lo sarei mai aspettato» mormora l’incappucciato incrociando le braccia.
«Un corridoio strano: corre a destra e a sinistra, ma da questa parte alcune parti del muro sono crollate» esclama Rhogar.
«Sì, il lato sinistro e quello destro convergono perché il corridoio corre tutto intorno ad un’altra stanza: la parete che vediamo di fronte a noi!» esclama Talinn.
«Anche noi nani costruiamo numerosi edifici così: il problema è che l’ingresso della stanza non è da questo lato e dovremo fare tutto il giro. Potrebbe anche immediatamente alla nostra sinistra ma…».
«Ma è crollato tutto!» finisce l’elfo «Qualche dio sadico si diverte certamente con noi!».
«Io forse ci passo» esclama Merric guardando alcune fessure nel crollo. «Ah, io ci provo!» conclude nell’incredulità generale dopo qualche secondo.
«Sì ma dall’altra parte sarai da solo! Noi non ci passiamo».
«Meglio lui di noi, no?» risponde l’incappucciato, ricambiato da un’occhiataccia di Rhogar.
Intanto Thork ha già caricato in spalla Merric, che sta già cercando un punto dove passare più agilmente dall’altra parte.
«Bene, qui dovrebbe andare» fa Merric mentre scompare fra le macerie del crollo.
«Sta’ attento!».
Un tonfo. Merric è dall’altra parte. Poi un rumore: un grido!
«Merric!» grida Talinn.
«La buona notizia è che l’ingresso è qui» si sente dall’altra parte, concludendo «insieme a due goblin!».
«Corriamo!» grida Rhogar sguainando la spada verso il corridoio.
Il dragonide non fa in tempo a compiere un passo che una vampata di fuoco si alza dal terreno, colpendolo in volto.
«Ma che diavolo…».
«Sono glifi!» esclama l’incappucciato guardando il pavimento. «Trappole magiche che provocano i più svariati effetti; il terreno ne è pieno!».
«Puoi eliminarli? Dobbiamo sbrigarci!».
«No! È magia molto avanzata: molto al di sopra anche di questi goblin».
«Allora non possiamo fare altro: Avanti!!».
«COSA?» urla l’elfo mentre il resto del gruppo calpesta i glifi scatenando tempeste di vento, ruggiti sonori, fiammate di fuoco, grovigli di edera che compaiono dal terreno avvinghiando i piedi!
«Voi siete pazzi!» continua a gridare cominciano a correre anche lui in mezzo ai glifi.
«Ma quanti incantesimi ci sono!?» esclama Talinn aggrovigliato nell’edera.
«Non lo so ma dobbiamo… ahi!» urla l’incappucciato colpito da un fiotto di aria gelida «Toglierci da qui alla svelta!».
«Qui il corridoio svolta a sinistra, sembra che i glifi siano finiti!» esclama Rhogar.
«Ma cos’è quella?» chiede Talinn guardando il terreno da dove spunta una pozza di liquido verdastro e giallognolo.
«Una melma putrida? Acido? Um mimic!?».
Talinn si avvicina e tocca lentamente, con la punta del martello, la superficie del liquido, da cui partono piccole increspature. Poi il nano si gira, guardando interdetto il resto del gruppo. D’improvviso, un grido dalla fine del corridoio riempie l’aria: è la voce di Merric. Rhogar si lancia di colpo, bagnandosi nella pozza e oltrepassandola con un paio di passi svelti.
«Insomma, cos’era?» chiede l’incappucciato mentre vede scomparire il dragonide di corsa oltre la seconda curva a sinistra.
«Acqua, è solo acqua! Sbrigatevi!».
Lo stregone alza gli occhi al cielo, poi si fionda con il resto del gruppo. Quando svolta a sinistra, vede Rhogar che già si sta lanciando contro uno dei goblin, mentre il secondo si trova oltre l’ultima svolta.Il goblin fa per tirare fuori l’arco, ma è già tardi: il dragonide gli è sopra, e con un paio di fendenti ben piazzati, lo uccide velocemente. Anche Thork e Talinn non sono da meno: corsi in avanti per aiutare il loro amico, si trovano di fronte al secondo goblin armato di scimitarra: prima che possa dare il colpo di grazia a Merric, riverso al suolo, Talinn gli assesta una martellata, mentre Rhogar lo colpisce di lato con l’ascia: a nulla valgono i timidi colpi della creatura, che presto stramazza al suolo.
Merric è in fin di vita, pallido in volto, gli occhi semichiusi. Talinn si butta su di lui per curarlo: «Presto, una pozione!» grida a Rhogar, che gliela lancia al volo.
Dopo qualche secondo, il piccolo halfling riprende colore e riapre gli occhi.
«Promemoria numero due: non saltare da solo oltre le crepe dei muri!» esclama sorridendo e rialzandosi lentamente in piedi aiutato dal nano.
Il gruppo riprende fiato, poi guarda davanti a sé: nella parte interna del muro si apre una porta particolarmente grande, di colore rosso, in parte bloccata dal crollo: un’anta è però agibile. Rhogar spinge verso l’interno e il gruppo entra.
La stanza è grande una ventina di metri per lato, a forma di quadrato, preciso calco della forma del corridoio esterno. Quattro colonne vanno a formare una sorta di corte interna leggermente rialzata; grandi fiaccole illuminano tutta la stanza: questo doveva essere il tempio della prigione, dove si officiavano i culti per le guardie e i prigionieri.
«Ma che diavolo…» esclama Rhogar allo spettacolo che gli si apre davanti.
Il Governatore Kairtos sta trasportando numerosi sacchi dentro ad un cerchio di teletrasporto. Vicino alla parete di fondo c’è una figura imbavagliata e con le mani chiuse dalle corde ed è… il Governatore Kairtos! Questi lancia una rapida occhiata agli avventurieri, conscio di quello che sta accadendo.
Di colpo, il primo Governatore si volta: «Non sareste dovuti arrivare fino a qui! Ma non importa, morirete molto presto!» esclama.
Lentamente, il viso dell’uomo inizia a cambiare, come se si stesse liquefacendo: la pelle diventa grigia e lattiginosa, i capelli si ritirano, mentre a poco a poco spariscono i vestiti, mostrando due mani grinzose e artigliate. Due occhi rotondi e gialli osservano ora gli avventurieri.
«Ahi! È un doppelganger!» esclama Rhogar.
«Un… cosa?» chiede Talinn.
«Una creatura mutaforma: assume l’aspetto di chiunque egli voglia! E non solo…».
«Cosa c’è di peggio dell’assumere l’aspetto di qualcun altro?».
«Beh, i doppelganger sa…»
«Sanno leggere anche i pensieri delle creature a loro vicine» completa la frase la creatura, mantenendo ancora la voce del Governatore e aggiungendo «ma come vi ho detto, non lo racconterete mai in giro!».
Appoggiando il palmo sinistra su quella destra, pronuncia alcune parole in lingua sconosciuta e poi apre le mani tracciando con entrambe un cerchio che termina ricongiungendosi. Poi sguaina la spada con un ghigno.
«Un incantesimo di protezione!» esclama l’incappucciato. «Non sarà facile colpirlo!».
«Dobbiamo provarci!» grida Rhogar lanciandosi all’attacco, spada sguainata, seguito da Talinn e Thork, mentre Merric estrae l’arco e incocca una freccia e l’elfo alza il dito evocando un dardo di fuoco.
«Muori, chiunque tu sia!» grida, e scaglia l’incantesimo: il dardo si dirige verso il petto del falso Governatore, ma poco prima di colpirlo, si schianta contro una barriera invisibile, emettendo alcune increspature che piegano l’aria tutt’intorno.
Rhogar gli è già sopra, ma quello è veloce e schiva il fendente che il dragonide gli ha portato al collo, colpendolo alla gamba. Rhogar casca a terra di colpo, reggendosi solo sull’altro ginocchio. Talinn mena allora un ampio colpo con il martello.
«Troppo lento!» esclama quello indietreggiando di un passo, quanto basta per rendere inutile l’attacco.
«Pure tu!» risponde il nano.
Con un rapido balzo Thork porta un rapido assalto con l’ascia, ferendo la creatura al petto, che inizia a sanguinare copiosamente.
«Non siete così sprovveduti dopotutto!» esclama divertito il doppelganger. «Vediamo come ve la cavate ora!».
La creatura si fa rapidamente indietro, vicino al vero Governatore. Con un colpo secco recide la corda che lo tiene legato e gli toglie il bavaglio, per poi abbandonare l’arma . Estrae da uno dei sacchi che stava trasportando una pallina di colore nero e la getta con forza per terra. D’improvviso la sua figura e quella del Governatore si perdono in una fitta nube nera, che dopo qualche secondo si dissolve: ora, davanti agli avventurieri, ci sono due Governatori, identici in tutto e per tutto, dalle ferite ai vestiti malconci e strappati.
Il primo guarda il secondo ed esclama: «Ehi, sono io il vero Governatore! Colpite lui!».
«Non è vero, sta mentendo! Io sono quello vero! Prendete lui!».
«Cosa facciamo?» chiede Merric più lontano con la freccia ancora incoccata.
«Non possiamo far loro una domanda alla quale solo il vero Governatore saprebbe rispondere?».
«E quale? Non lo conosciamo così bene!».
«Ehi, ascoltate!» chiede Talinn «come si chiama il vostro Vice?».
«Kleisto!» rispondono in coro i due.
«Entrambi lo hanno conosciuto! E comunque non funzionerebbe: il doppelganger riesce a leggere i suoi pensieri» esclama l’incappucciato.
«Allora non rimane che una cosa da fare!» grida Rhogar «Merric, colpisci quello di sinistra alla gamba; Thork, quello di destra, sempre alla gamba».
«Cosa? Ma se…», chiede il bardo.
«Fallo Merric! Fidati!».
L’halfling, ancora dubbioso, scocca la freccia, che colpisce nella gamba uno dei Governatori, che lancia uno straziante grido di dolore e si accascia a terra. Thork, quasi contemporaneamente, mena un fendente calcolato al ginocchio dell’altro. Quest’ultimo lancia indietreggia ferito e si ritrasforma: era il doppelganger.
Talinn e Rhogar gli sono subito sopra. Per quanto l’essere sia rapido e tenti di colpire con i suoi lunghi artigli, che più di una volta riescono a colpire la loro carne, i due avventurieri hanno presto la meglio, costringendolo all’angolo.
«Forse dovremmo risparmiarlo!» esclama Rhogar voltandosi verso gli altri, il ginocchio sanguinante, mentre ancora gli punta la spada al collo «dovrebbe essere giudicato dalla giustiz…».
Non fa in tempo a finire la frase che un dardo infuocato colpisce il mutaforma in pieno petto, là dove la ferita del primo colpo di Thork ancora sanguinava. Il colpo brucia la carne e penetra fino al cuore. Il doppelganger strammazza a terra nell’incredulità di Talinn e Rhogar.
«Questa è la giustizia che costui merita» esclama l’incappucciato avvicinandosi con il dito ancora fumante.
La creatura perde sangue copiosamente, mentre ancora guarda il volto degli avventurieri. Poi, d’improvviso, afferra il braccio dell’elfo oscuro e lo tira a sè, alzando leggermente la testa. Con l’ultimo fiato rimastogli gli sibila un verso all’orecchio, una parola soltanto e poi, finalmente, crolla a terra, morto.
l’elfo si tira su, pallido in volto.
«Cosa ti ha detto?» chiede Talinn.
L’incappucciato esita un secondo; poi, con un gesto lento, si porta le mani sul cappuccio, abbassandolo lentamente: sbuca una faccia scura, contornata da capelli argentati, tipici degli elfi delle profondità. Ma ciò che colpisce la vista dei presenti non sono i capelli: due piccole corna si alzano dalla testa. L’elfo si guarda intorno, incrociando per la prima volta lo sguardo di tutti gli altri, che gli si sono fatti intorno. Poi, lentamente, parla:
«”Jarlaxle”: ha detto “Jarlaxle”».
«E cosa vorrebbe dire?» chiede Rhogar.
Serio in volto, l’elfo lo fissa preoccupato:
«Guai, grossi guai».
F I N E
Si conclude qui il racconto dell’avventura
L’inganno di Amphail
I nostri avventurieri torneranno di nuovo in
Waterdeep. Il furto dei dragoni